bene...cui prodest? A chi giova tutto ciò?
Cara Medea, ovviamente a tutti coloro che amano la Birra e proviamo a spiegarti perchè.
Cominciamo dalla pastorizzazione che altro non è che un trattamento termico degli alimenti, dai 60° ai 100°C, per aumentarne la conservazione uccidendo gran parte dei microrganismi sensibili al calore. Bene...anzi no...anchei lieviti sono microrganismi sensibili al calore. Uccidere i lieviti significa fermare la birra a quel preciso istante, non evolverà mai più. Potrà essere bevuta magari tra due o più anni ma non aggiungerà nulla di più al gusto, all'olfatto e alle altre caratteristiche. Una Birra Artigianale non pastorizzata è accompagnata per tutta la sua vita dal lento e costante lavoro dei lieviti, evolvendo e affinandosi. La sua vita sarà più breve, prima o poi i lieviti non troveranno più cibo, ma le sensazioni boccali e olfattive che potrà regalarci possono essere in alcuni casi sbalorditive. Intendiamoci la pastorizzazione in alcuni alimenti è più che necessaria soprattutto per la salvaguardia della nostra salute. Nel caso della Birra o del miele, però, ci toglie qualcosa e il più delle volte a soli fini commerciali. Il rischio salute nella Birra è pressocchè nullo anche senza pastorizzazione: l'obiettivo del birraio è quello di far proliferare solo i lieviti selezionati i quali essendo più forti ed in numero maggiore prevarrano sugli altri microrganismi, e se proprio si dovesse fallire una birra infetta risulta imbevibile anche ad un profano.
L'unica filtrazione che una Birra Artigianale dovrebbe subire è quella delle trebbie. Immaginate il grosso pentolone in cui viene mescolato malto macinato e acqua, ad un certo punto il cuore del malto si scioglierà nell'acqua lasciando la buccia dei chicci vuoti, le cosiddette trebbie che essendo più pesanti precipiteranno sul fondo. Quando saranno compattate aprendo il rubinetto alla base della camera di cottura (il pentolone) si farà scorrere lentamente il mosto tra il letto di trebbie raggiungendo il duplice obiettivo di trattenere le eventuali farine in sospensione, rendendo il mosto limpido, e contemporaneamente sciogliendo gli ultimi zuccheri rimasti nelle bucce. Un processo del tutto naturale senza l'ausilio di pompe e filtri meccanici che rischierebbero di alterare anche le proprietà organolettiche della Birra.
Infine la dicitura "senza conservanti"...sarebbe più corretto dire "senza conservanti chimici" in quanto, come già precisato in un post precedente, il luppolo ha anche la funzione di conservante naturale.
Mamma mia mi è venuta una sete che quasi quasi mi stappo proprio una bella bottiglia...anzi senza quasi...prosit!
Cominciamo dalla pastorizzazione che altro non è che un trattamento termico degli alimenti, dai 60° ai 100°C, per aumentarne la conservazione uccidendo gran parte dei microrganismi sensibili al calore. Bene...anzi no...anchei lieviti sono microrganismi sensibili al calore. Uccidere i lieviti significa fermare la birra a quel preciso istante, non evolverà mai più. Potrà essere bevuta magari tra due o più anni ma non aggiungerà nulla di più al gusto, all'olfatto e alle altre caratteristiche. Una Birra Artigianale non pastorizzata è accompagnata per tutta la sua vita dal lento e costante lavoro dei lieviti, evolvendo e affinandosi. La sua vita sarà più breve, prima o poi i lieviti non troveranno più cibo, ma le sensazioni boccali e olfattive che potrà regalarci possono essere in alcuni casi sbalorditive. Intendiamoci la pastorizzazione in alcuni alimenti è più che necessaria soprattutto per la salvaguardia della nostra salute. Nel caso della Birra o del miele, però, ci toglie qualcosa e il più delle volte a soli fini commerciali. Il rischio salute nella Birra è pressocchè nullo anche senza pastorizzazione: l'obiettivo del birraio è quello di far proliferare solo i lieviti selezionati i quali essendo più forti ed in numero maggiore prevarrano sugli altri microrganismi, e se proprio si dovesse fallire una birra infetta risulta imbevibile anche ad un profano.
L'unica filtrazione che una Birra Artigianale dovrebbe subire è quella delle trebbie. Immaginate il grosso pentolone in cui viene mescolato malto macinato e acqua, ad un certo punto il cuore del malto si scioglierà nell'acqua lasciando la buccia dei chicci vuoti, le cosiddette trebbie che essendo più pesanti precipiteranno sul fondo. Quando saranno compattate aprendo il rubinetto alla base della camera di cottura (il pentolone) si farà scorrere lentamente il mosto tra il letto di trebbie raggiungendo il duplice obiettivo di trattenere le eventuali farine in sospensione, rendendo il mosto limpido, e contemporaneamente sciogliendo gli ultimi zuccheri rimasti nelle bucce. Un processo del tutto naturale senza l'ausilio di pompe e filtri meccanici che rischierebbero di alterare anche le proprietà organolettiche della Birra.
Infine la dicitura "senza conservanti"...sarebbe più corretto dire "senza conservanti chimici" in quanto, come già precisato in un post precedente, il luppolo ha anche la funzione di conservante naturale.
Mamma mia mi è venuta una sete che quasi quasi mi stappo proprio una bella bottiglia...anzi senza quasi...prosit!
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