Birrificio Sorrento & Friends 2017

Ciao Lucio...

domenica 31 gennaio 2010

Qualcosa bolle in barrique!

Beh non sarà una cosa originalissima nel campo birrario ma non ci eravamo mai cimentati nel binomio Birra-legno. Era qualcosa che avevamo in progetto e che ci affascinava ma che avevamo sempre accantonato per dar spazio alla produzione canonica.
Ma le cose cambiano e abbiamo deciso di sperimentare questa Birra affinata in Barrique di rovere francese...nuova di zecca...senza alcun passaggio preventivo di vino.
Questo è forse un elemento di novità! Generalmente in campo birrario si dice c
he ciò che conta non è la Barrique ma ciò che c'è stato dentro. A noi, invece, interessa ricreare le senzazioni di un tempo quando non esisteva l'acciaio e la birra veniva fermentata e maturata in botti di legno. Nel nostro caso la fermentazione è avvenuta in acciaio e solo la maturazione in legno e precisamente in una Barrique di 120 lt di capacità. Ora bisognerà seguire i tannini e rabboccare quotidianamente la barrique in quanto il legno assorbirà un bel po' di Birra, probabilmente tra i 50 e i 70 lt.Noi per stare sicuri abbiamo impegnato 220 lt di birra, alla fine sarano molti ma molti meno...che follia!!! Ma si campa una sola volta...

sabato 23 gennaio 2010

Buona la prima...si va in Bollitura



Abbiamo concluso la filtrazione...partiamo con la bollitura!








La Syrentum ha superato l'esame...può essere venduta!

Giorno di Cotta...

Partenza da Sorrento ore 5.15, temperatura ambientale 5,5°C





Il Furgone è pronto...Via!






I° Tappa il Panificio...



...p'a' Marenn'...pane caldo profumatissimo

Come gli antichi Egizi per fare la birra utilizziamo il pane...loro lo mettevano a macerare nell'acqua nuj ciò mangiamm'...e non fraintendiamo!!!






venerdì 22 gennaio 2010

Pastorizzazione?...No grazie!

"Birra Artigianale non pastorizzata, non filtrata e senza conservanti"...

bene...cui prodest? A chi giova tutto ciò?
Cara Medea, ovviamente a tutti coloro che amano la Birra e proviamo a spiegarti perchè.

Cominciamo dalla pastorizzazione che altro non è che un trattamento termico degli alimenti, dai 60° ai 100°C, per aumentarne la conservazione uccidendo gran parte dei microrganismi sensibili al calore. Bene...anzi no...anchei lieviti sono microrganismi sensibili al calore. Uccidere i lieviti significa fermare la birra a quel preciso istante, non evolverà mai più. Potrà essere bev
uta magari tra due o più anni ma non aggiungerà nulla di più al gusto, all'olfatto e alle altre caratteristiche. Una Birra Artigianale non pastorizzata è accompagnata per tutta la sua vita dal lento e costante lavoro dei lieviti, evolvendo e affinandosi. La sua vita sarà più breve, prima o poi i lieviti non troveranno più cibo, ma le sensazioni boccali e olfattive che potrà regalarci possono essere in alcuni casi sbalorditive. Intendiamoci la pastorizzazione in alcuni alimenti è più che necessaria soprattutto per la salvaguardia della nostra salute. Nel caso della Birra o del miele, però, ci toglie qualcosa e il più delle volte a soli fini commerciali. Il rischio salute nella Birra è pressocchè nullo anche senza pastorizzazione: l'obiettivo del birraio è quello di far proliferare solo i lieviti selezionati i quali essendo più forti ed in numero maggiore prevarrano sugli altri microrganismi, e se proprio si dovesse fallire una birra infetta risulta imbevibile anche ad un profano.
L'unica filtra
zione che una Birra Artigianale dovrebbe subire è quella delle trebbie. Immaginate il grosso pentolone in cui viene mescolato malto macinato e acqua, ad un certo punto il cuore del malto si scioglierà nell'acqua lasciando la buccia dei chicci vuoti, le cosiddette trebbie che essendo più pesanti precipiteranno sul fondo. Quando saranno compattate aprendo il rubinetto alla base della camera di cottura (il pentolone) si farà scorrere lentamente il mosto tra il letto di trebbie raggiungendo il duplice obiettivo di trattenere le eventuali farine in sospensione, rendendo il mosto limpido, e contemporaneamente sciogliendo gli ultimi zuccheri rimasti nelle bucce. Un processo del tutto naturale senza l'ausilio di pompe e filtri meccanici che rischierebbero di alterare anche le proprietà organolettiche della Birra.
Infine la dicitura "senza conservanti"...sarebbe più corretto dire "senza conservanti chimici" in quanto, come già precisato in un post precedente, il luppolo ha anche la funzione di conservante naturale.
Mamma mia mi è venuta una sete che quasi quasi mi stappo proprio una bella bottiglia...anzi senza quasi...prosit!

mercoledì 20 gennaio 2010

La XIII fatica di Ercole...la Rifermentazione in bottiglia

Ammesso che sia andato tutto bene (la ricetta era stata ben calibrata, il luppolo era quello giusto, la degradazione degli amidi del malto in zuccheri si è svolta nel miglior modo possibile, quei "rompi" dei lieviti hanno deciso di fare un buon lavoro) arriva la "mazzata" finale...il tempo della rifermentazione in Bottiglia...già accussì fa paura!
Inutile dire che è una pratica prettamente utilizzata nella produzione di Birra Artigianale. Solo se si fa la scelta commerciale della qualità , del prodotto esclusivo, si ci può permettere di tenere la Birra, a temperatura controllata, ferma in magazzino per almeno 3 settimane. per aspettare una carbonazione naturale...altrimenti si è solo dei pazzi scatenati.
La tecnica della rifermentazione in bottiglia è molto simile al méthode Champenoise o metodo classico utilizzato nella produzione degli spumanti. In pratica si riattivano i lieviti ancora in sospensione aggiungendo dello zucchero e/o del lievito fresco al momento dell'imbottigliamento. Preso lo "zabaione" i lieviti si rimetteranno al lavoro consumando l'ossigeno ancora presente nella bottiglia, con conseguente maggior durata del prodotto, e producendo anidride carbonica che darà vita alle nostre amate bollicine. La rifermentazione permette la creazione di altri esteri, quindi sapori più o meno forti ed in evoluzione. E' importante regolare la termperatura in base alle varie fasi evolutive del lievito per questo motivo si applica un manometro alle bottiglie (vedi foto) per capire cosa sta accadendo al loro interno. La differenza sostanziale tra la rifermentazione della Birra e quella degli Spumanti è che in questi ultimi vengono quasi completamente elimitati tenendo la bottiglia a testa in giù e ruotandola periodicamente (Rémuage), raccogliendo così i sedimenti nella bidule (piccolo contenitore posto sotto al tappo a corona), al momento opportuno si toglierà il tappo a corona ostituendolo con uno di sughero. Nella Birra ciò non avviene in quanto i lieviti non sono così numerosi (in numero di cellule) e tenaci da creare problemi al prodotto anzi il lieve sedimento sul fondo contribuisce alla caratterizzazione del prodotto. Alla rifermentazione è l'ora di cambiarsi la settima camicia...sudata!

lunedì 18 gennaio 2010

100 di questi Fan!!!


A pochi giorni dalla costruzione della sua pagina su Facebook, il Birrificio Sorrento ha già raggiunto quota 100 Fan. Ci auguriamo che è solo un primo passo, noi siamo per piccoli ma continui passi. Vi ringraziamo tutti e ce ne ricorderemo...i primi 100 fan su facebook non si dimenticano mai!!!
La nostra mente è sempre "at work"...

...intanto abbiamo imbottigliato le sperimentazioni della Minerva che già dai primi "vagiti" sembra promettere bene!!!


giovedì 14 gennaio 2010

se li conosci..."Li-eviti"!

Con i lieviti c'è un rapporto di odio e amore. L'amore scaturisce dal fatto che se capisci come "trattarli" ti ricompensano di tante fatiche. L'odio nasce quando il feeling con un particolare ceppo tarda ad arrivare. Come con le donne anche con i lieviti può esserci il colpo di fulmine o il lungo corteggiamento, e come le donne sono capaci di farci soffrire...ma meglio le donne che i lieviti...e ci mancherebbe! Fondamentalmente esistono due categorie di lieviti: Saccharomyces cerevisiae e Saccharomyces carlsbergensis. I primi sono lieviti top-fermenting che fermentano a temperature "elevate" (generalmente tra i 18°-24° C) e nella parte superiore del mosto, i secondi sono bottom-fermenting e prediligono temperature tra i 10°-14°C e il fondo del mosto. La differenza tra le due categoria è abissale...sono il giorno e la notte! I cerevisiae sviluppamo molti più esteri dai toni fruttati e speziati conferendo alla Birra un profilo aromatico molto più complesso ed intrigante. I carlsbergensis sono invece un po' più "tirchi" di complessità ma svolgono il loro lavoro molto più velocemente e con meno rischi di infettare il mosto, evitando ingenti perdite di prodotto...non a caso sono i preferiti dall'industria. Per infezione si intende il proliferare nel mosto di lieviti "selvaggi", non selezionati, presenti nell'aria che respiriamo e che possono sviluppare sapori e profumi sgradevoli...quindi niente di dannoso per la salute assolutamente, ma la birra che ne scaturisce va gettata via! Vi sono comunque un bel po' di Birrifici Artigianali che producono ottime birre a bassa fermentazione. Noi preferiamo i saccharomyces cerevisiae perchè sono più intriganti ma anche una gran rottura di scatole!!! Per ogni categoria sono stati selezionati diversi "ceppi" tutti con caratteristiche ed esigenze diverse, quindi avremo svariati tipi di lieviti appartenenti alla "famiglia" dei saccharomyces cerevisiae ed altri, anche se in numero decisamente inferiore, appartenenti ai saccharomyces carlsbergensis. La difficoltà di lavorare con i lieviti consiste nel riuscire a creargli il miglior habitat possibile in cui possano proliferare e lavorare al meglio: il mosto prodotto e le temperature ambientali gli devono essere graditi...non accettano compromessi. Temperature troppo basse tendono a renderli "sonnacchiosi e apatici" aumentando i rischi di infezioni, troppo alte li stressano portando acidità ma se il mosto non ha il ph acido al punto giusto non si riproducono...e che stress...ma è così, non vi è soluzione.
Se li conosci...lieviti, ma se li conosci forse li-eviti!!!

martedì 12 gennaio 2010

4 malti...in padella

Trovata l'"ispirazione" e stabilito se la Birra dovrà essere chiara, ambrata o scura bisognerà scegliere i malti appropriati. Diciamo subito che la dicitura "doppio malto" non indica un tipo di birra e non sta a significare che sono stati utilizzati 2 malti. E' semplicemente una dicitura coniata dal legislatore italiano per indicare una Birra con più di 14,5 grado Plato, applicando ad essa una tassazione superiore in virtù di una maggiore alcolicità...tutto qui! Aaaah ci sentiamo meglio, non se ne poteva più di sentirsi chiedere se la nostra Birra è una "doppio-malto"!
Sulla Birra Artigianale
ci sarebbe molto di più da sapere... Con il termine malto non si indica uno specifico cereale bensì un cereale che ha subito un processo di maltazione: in una prima fase si stimola la germinazione (fase di massima produzione degli zuccheri) dei cereali, con la macerazione, e successivamente si procede all' essiccazione per trattenere gli zuccheri prodotti. Quindi potremo avere malto d'orzo, malto di frumento, malto di farro ecc.. Una Birra Artigianale è fatta in gran parte con malto d'orzo e , per caratterizzarle, si aggiungono c altri cereali perlopiù in modeste quantità (fatta eccezione per le Blanche e le Weiss che contengono fino al 50% di frumento). Esistono principalmente quattro malti base ( Pilsner, Pale, Vienna e Munich) e una miriade di malti "speciali", che hanno subito tostature particolari, che servono a conferire sentori di caramello, di miele oppure semplicemente per dare un determinato colore alla Birra. Questi malti vengono utilizzati in quantità minime, basti pensare che per ottenere una birra di colore nero basta un 7% di malti scuri. Ciò che invece è difficoltoso è stabilire quanto zucchero, ossia cibo per i lieviti, un malto riesce a rilasciare in cottura nel mosto. Per far ciò esistono delle formule e modelli matematici che mettono in relazione malto, zuccheri e temperature del mosto. Con tali modelli si determineranno le quantità di malti da utilizzare in base alla gradazione ed al corpo che si vorranno ottenere. Tali quantità saranno riviste quando si sceglierà il tipo di lievito poichè non tutti divorano le stesse quantità di zuccheri.
Anche le previsioni del tempo si basano su modelli matematici... quindi è sempre meglio mettere in pratica la teoria prima di "zazzariare" chili e chili di materie prime sull'impianto di produzione!

domenica 10 gennaio 2010

Le ricette...son come fiori!

Nei nostri post spesso abbiamo fatto riferimento a "ricette da sperimentare o produrre" ed ovviamente in qualcuno è sorto spontaneo chiedere come nasce sta benedetta ricetta?
Nel nostro caso vi è una prima fase in cui le ricette un po' nascono come le canzoni di Vasco Rossi:
"...Ma le canzoni son come i fiori
Nascon da sole sono come i sogni
E a noi non resta che
scrivere in fretta
Perché poi svaniscono e non si trovano più"

...ma senza scadere troppo nel poetico in una seconda fase vengono analizzate a tavolino a seconda degli obiettivi che si vogliono raggiungere.
Ci spieghiamo meglio!

Come in tutte le cose in cui c'è passione tutto nasce da un input che generalmente chiamiamo "ispirazione": un particolare colore, un suono suadente ecc.
Nel nostro caso l'input generalmente proviene da un frutto particolare, da un fiore profumato, da una spezia piuttosto che da un miele e così via. Ormai sono anni che mettiamo il naso in bicchieri di birra, in sacchi di malto e in barattoli pieno di luppolo, ciò ha reso possibile che per noi è relativamente semplice stabilire se un sapore o un profumo sono abbinabili ad un particolare tipo di malto piuttosto che un altro, ad una birra chiara piuttosto che scura ecc. ecc. In sintesi ogni qualvolta qualcosa di commestibile ci colpisce, bene o male riusciamo a capire se può essere utilizzata nella birra e più o meno anche in che tipo di birra.
Fin qui tutto sembra semplice e romantico! Poi viene il "bello". Prima di tutto bisogna capire se la spezia, il frutto o qualsiasi altra cosa si voglia utilizzare contenga sostanze che possano in qualche modo pregiudicare la riuscita della birra: es. sostanze oleose che renderebbero la birra totalmente priva di schiuma. Superato il primo esame si decide in che tipo o stile di birra utilizzarlo. A questo punto viene la parte che preferisco: stabiliti i luppoli, le spezie, i malti ecc. si mette tutto insieme e si prova il bouquet dei profumi e dei sapori. Variando le quantità e le qualità degli ingredienti ovviamente cambiano i bouquet. Trovato quello che piace si costruisce la birra a seconda del target a cui dovrà rivolgersi...ma il marketing lo lasciamo ai professori universitari!
Ora la ricetta è pronta resta da stabile quale lievito utilizzare e se il bouquet si ripete a "Birra finita". Ma a queste domande si può rispondere solo con la pratica, e allora via a fare birra, aspettare un mese e mezzo, assaggiare il risultato e ...ripetere tutto dal principio fino ad attenere il risultato voluto...in una parola si sperimenta la ricetta!
Ovviamente questo è il nostro personalissimo modo di fare birra, ogni birraio ha il proprio.
Fatta la Birra non resta che fare gli Italiani...che la bevono, e noi ci stiamo provando!

venerdì 8 gennaio 2010

Luppolo...chi era costui?

Parlando un po' in giro ci siamo accorti che non tutti conoscono il luppolo e il suo utilizzo nella birra...per la serie: "ma il luppolo è un cereale?"...oppure "nella birra c'è più luppolo o più malto?"
L'Humulus Lupulus...per gli amici...il luppolo... è una pianta rampicante che può raggiungere anche i 7 metri di altezza.

Se consideriamo che l'origine della birra viene fatta risalire ai Sumeri o agli Egizi, l'impiego del luppolo è relativamente recente. Solo nel XIII secolo Suor Hilgedard von Bingen, botanica dell'Abbazia di St. Rupert in Germania, scoprì che il luppolo aveva proprietà conservanti.
Il luppolo allunga la vita alla Birra e secondo Renzo Arbore (..."chi beve birra campa cent'anni") la Birra allunga la nostra!!!


Del luppolo se ne utilizza principalmente il fiore e non viene utilizzato solo per essere un ottimo conservante naturale ma anche per le caratteristiche amaricanti e aromatiche. Esistono numerosissime varietà di luppoli generalmente raggruppati in due macro categorie: luppoli d'amaro e luppoli d'aroma. I primi, contenendo più alfa-acidi, vengono utilizzati, per conferire il caratteristico retrogusto amarognolo alla Birra, nelle fasi iniziali di bollizione del mosto. I luppoli cosiddetti d'aroma contengono meno alfa acidi e più beta acidi e vengono utilizzati per conferire un particolare profumo o sentore alla Birra. Ogni luppolo è diverso dall'altro, la stessa tipologia di luppolo differisce a seconda delle zone di coltivazione e da raccolto a raccolto. Non è consigliabile, infatti, autoprodursi il luppolo in quanto, senza specifiche analisi, non si sarebbe in grado di conoscerne le caratteristiche e quindi come e quanto utilizzarne nella Birra.

Spesso si dice che i lieviti causano i maggiori grattacapi ai birrai ma pure i luppoli...nun' so' fess'!!!
...non ci resta che augurarci in bocca al...luppolo!!!


mercoledì 6 gennaio 2010

La lunga evoluzione della Birra Minerva

Domenica 3 abbiamo preparato 2 mini-cotte di Birra Ambrata; se daranno i risultati sperati avremo fatto un ulteriore passo verso quella che sarà la ricetta definitiva della Birra Artigianale Minerva... parafrasando il film di Troisi "Non ci resta che piangere": "bisogna provare, provare...provare"!
Abbiamo utilizzato l'impiantino pilota (nelle foto) producendo in totale circa 45 litri di mosto, ottenuto con la tecnina di "infusione all'anglosassone" ma non diciamo di più..., travasato in 2 fermentatori per poter inoculare altrettanti ceppi di lieviti diversi che produrranno sicuramente Birre con caratteristiche differenti!
Non resta che aspettare almeno 2 settimane per poi procedere all'imbottigliamento...e poi aspettare ancora!!!


Foto del Test dello Iodio: test che si esegue nella fase finale dell'ammostamento per controllare se tutto l'amido del malto è stato degradato in zucchero. Si miscelano uguali quantità di mosto e di iodio, quest'ultimo reagirà: se n vi sono amidi residui la soluzione assumerà una colorazione blu-nerastra, altrimenti sarà rossiccia come quella nella foto!

Un consiglio per chi volesse provare l'esperimento: non ingerite la soluzione...lo Iodio puro è velenoso!

martedì 5 gennaio 2010

...è arrivato il vento di Levante!

Ricordate il post del 15 Dicembre 2009 ? Accennammo ad un possibile "connubio" Vela-Birrificio Sorrento...ora è ufficiale e possiamo svelare l'arcano...
Notizia estratta dalla rivista "Buon Vento" della Lega Navale sezione di Sorrento:
Trofeo velico "Peppe Cappiello" 18-19-20 Giugno 2010 Sorrento

Trofeo Velico Peppe Cappiello Ed. 2009
Immagini Edizioni Passate

sabato 2 gennaio 2010

Imbottigliamento...LIVE...3!!!



Stoccaggio e...via in camer
a di Rifermentazione a temperatura controllata!

Imbottigliamento...LIVE...2!!!



Imbottigliamento e...
...Tappatura!



Imbottigliamento...LIVE!!!


In diretta da Alvignano pubblichiamo le prime foto:
Sanificazione delle Bottiglie...


2010: Pronti partenza...VIA!

Potevamo cominciare un nuovo anno senza pensare alla nostra beneamata bevanda? Ovviamente no e quindi il 2 e il 3 saremo al lavoro per portare avanti il nostro progetto. Due giorni pieni pieni ma mooolto importanti. Oggi saremo ad Alvignano per svegliare Syrentum ed imbottigliarla...
probabilmente pubblicheremo anche qualche foto!
Domani 3 gennaio sarà un grande giorno...sperimenteremo sul nostro impianto pilota ben 2 varianti della Minerva la nostra Birra Artigianale Ambrata per un totale di una quarantina di litri (20 e 20) da sottoporre, una volta pronta, al nostro panel di degustazione...e chiunque sia curioso, si prenoti per tempo e... fa il bravo!!!

Ancora Auguri a tutti per un grande 2010

venerdì 1 gennaio 2010

Tutti pazzi per la birra!!!

Che spasso sta foto!!!


La Birra ce l'ho...ora devo comprarmi il cane...

La Birra per cani esiste veramente ed è stata prodotta in Olanda dal birrificio Kwispelbier. Fatta con estratto di manzo e malto, senza alcol, può essere bevuta anche dagli umani...non resta che provare!!!